Il bagaglio intimo è un bellissimo saggio pubblicato dalla casa editrice Meltemi Editore, che parla di quei piccoli oggetti o manufatti che i migranti portano con sè durante il loro lungo difficile viaggio.
Scritto sotto forma di diario da Luca Pisoni, antropologo, archologo e insegnante di Trento, che ha iniziato questa ricerca umanitaria ponendosi alcune domande e cercando poi di trovare le risposte per meglio comprendere chi siamo e da dove veniamo.
Il primo obiettivo che mi ero prefissato era quello di capire quali oggetti i migranti portavano con loro durante il percorso che da casa li conduceva in Europa. Su quali cose ricadeva la sceltadi uomini e donne di fronte alle condizioni estreme date da un viaggio durissimo durante il quale l'eventualità di perdere la vita era tutt'altro che remota?
Chi partiva doveva innanzitutto fare i conti con la logistica: non poteva portarsi quello che voleva ma doveva selezionare con cura gli oggetti che lo avrebbero accompagnato.
Lo zainetto era il bagaglio massimo oltre al quale difficilemtne si sarebbe potuti salire su pick-up, treni o barconi.
cit.pag.22
Dopo una breve introduzione nelle quale l'autore spiega i motivi del lavoro qui proposto e di come si sia svolta questa sua ricerca, inizia la parte più interessante con una forte valenza emozionale, ovvero il racconto degli incontri con i migranti.
Pisoni racconta l'approccio utilizzato per avvicinarli con grande rispetto e umanità, prima alla stazione di Bolzano e lungo la tratta fra Trento e Bolzano nel 2015, e poi nel 2016 in un centro di accoglienza della sua città, venendo a contatto con realtà sia africane che asiatiche.
Ed è a questo punto che compaiono gli oggetti conservati con grande cura, che i migranti portano con sè sia per ricordare la propria identità culturale o psicologica, sia per preservare la propria salute e l'incolumità dagli imprevisti e dalla cattiva sorte.
Nella piccola comunità senegalese della struttura la voce della mia presenza si era sparsa in un attimo. I ragazzi si fidavano del mediatore culturale e passai la giornata attorniato da un gruppetto di profughi che osservavano lo svolgersi delle interviste. Non era certo la situazione migliore per ricavare delle informazioni obiettive, ma come inizio andava tutto sommato bene. Avrei potuto tornare dagli intervistati in un secondo momento e approfondire con più calma.
cit.pag.59
Tutte le storie che compaiono nel libro sono raccontate senza cadere nell'angoscia o nel già detto, bensì con una sorta di osservazione empatica ma non coinvolta dai racconti e dalle esperienze puramente dolorose che i migranti hanno subito.
Un libro che illumina su molti aspetti di questo argomento. Consigliatissimo.
Ringrazio moltissimo a casa editrice Meltemi Editore per avermi inviato in omaggio questo libro.